GRUPPO STORICO MOVM Ten. DECIO RAGGI
Il Gruppo si costituisce nel 2014 a completamento della mostra IL PIAVE MORMORO’ organizzata dell’Associazione riminese A.R.I.E.S. (Associazione Ricerche Iconografiche e Storiche) all’interno della Caserma Giulio Cesare, di Rimini, sede del 2° Gruppo Art. c.a. 121° Rgt.”Ravenna” su invito del Comando della stessa.
Nato quindi a corredo delle attività storico culturali dell’ Associazione e con scopo prettamente commemorativo potendo godere del privilegio di esser di scorta al labaro del Nastro Azzurro, Sezione di Rimini, si caratterizzava per la cura filologica delle uniformi rappresentate e per appartenervi il pronipote della prima Medaglia d’Oro conferita dal Re, motu proprio, al Tenente Decio Raggi, mortalmente ferito il 19 luglio 1915 sul Monte Podgora.
In tal prestigiosa funzione il Gruppo è stato ufficialmente invitato e presente alle celebrazioni di ASIAGO (ove ha avuto l’onore di portare corona di alloro all’interno del sacrario, unitamente a rappresentanti della Croce Nera austriaca), UDINE (sfilando , applauditissimo, davanti alle Autorità convenute) e REDIPUGLIA, nella ricorrenza del 24 maggio 2015.
In quanto frutto di specifica scelta per ragioni storiche, culturali, anagrafiche ed altro, il Gruppo voleva rappresentare Ufficiali ed un Luogotenente con grado di Maresciallo Maggiore Aiutante di Battaglia, appartenenti allo Stato Maggiore, e si era arricchito della presenza di un componente di straordinaria somiglianza con S.M. Vittorio Emanuele III.
Il Gruppo si è sciolto al concludersi delle cerimonie commemorative del centenario della Grande Guerra, nel novembre 2018.
Era così costituito:
S.M. Vittorio Emanuele III
portante i gradi di Generale di Corpo d’Armata, come da immagini d’epoca
(Alberto Urizio)
Generale di Divisione
(Gaetano Domenico Rossi, Segretario ARIES, “storico” per passione)
Maggiore del 11 Rgt. Fanteria , Brigata Casale
(Francesco Paolo Raggi, pronipote del Ten. Decio Raggi)
Capitano medico Truppe Alpine
(Luigi Prioli, titolare di tale grado nel ruolo della Riserva)
Luogotenente Maresciallo Maggiore Aiutante di Battaglia, Alfiere
(M.llo M. Lgt. Domenico Calafiore, titolare effettivo del grado)
Su autorizzazione dell'allora Presidente della Federazione riminese del Nastro Azzurro, Ammiraglio Aleardo Maria Cingolani, Presidente anche dell’Associazione ARIES, si onorava di esser di scorta al Labaro del N.A. nelle manifestazioni locali e nazionali ove indette quali celebrazioni ufficiali legate al centenario della Grande Guerra ed al ricordo dei Caduti.
Dal 2015 al 2018 è stato presente alla cerimonia di deposizione di corona d’alloro al Monumento ai Caduti a Rimini (il 4 novembre) ed invitato a presenziare alla cerimonia di inaugurazione del restaurato Monumento ai Caduti in Comune di Morciano di Romagna, il 5 novembre 2016.
Alcune delle molte partecipazioni
In rappresentanza del N.A. Nazionale è stato presente a Roma, all’Altare della Patria, in occasione della cerimonia organizzata dal Gruppo Medaglie d’Oro al V.M. e a Redipuglia in occasione delle celebrazioni del 24 maggio 2015
Alla giornata del Decorato, indetta dal Nastro Azzurro a Salò, nei giorni 23 e 24 aprile 2016, i rappresentanti del Gruppo Storico hanno avuto il privilegio di scortare il Labaro Nazionale.
Il 24 maggio 2016 ha avuto l’onore di esser invitato dal Prefetto di Pesaro Urbino, a presenziare ufficialmente, come Gruppo Bandiera, al concreto dell’orchestra del Conservatorio Rossini, tenutosi in Prefettura nell’ambito delle celebrazioni del Centenario della Grande Guerra
Il 28 maggio , come scorta al Labaro del Nastro Azzurro della Provincia di Rimini, ha presenziato al raduno dell’Ass.ne Naz.le Artiglieria a cavallo Vecchi Kepì (Voloire) tenutasi nel comune di Saludecio (RN)
Alla commemorazione dei Caduti per i combattimenti sul Monte Piana (BL), 17 luglio 2016, ha avuto l’onore di essere latore di un messaggio ufficiale per conto del Presidente Nazionale del Nastro Azzurro Generale Carlo Maria Magnani, indirizzato alle Autorità civili e militari ed agli oltre 40 Gruppi Alpini ivi rappresentati.
Presente nel 2017 a Peschiera, in ricordo dell’incontro del Re con i rappresentanti delle forze alleate, unitamente all’Ass.ne Guardie Reali del Pantheon
Sempre portatore del Labaro Nazionale del Nastro Azzurro, è’ stato più volte presente in sua rappresentanza per delega del Presidente, in ricordo del Regio Esercito, in manifestazioni coordinate con l’omologa Associazione della Croce Nera Austriaca
Nell’ambito delle
celebrazioni in ricordo della Grande Guerra
Il Gruppo partecipa alla Commemorazione dei
Caduti sul Monte Piana (biennio 1915-1917) in rappresentanza della Federazione
riminese del Nastro Azzurro e fu latore di un messaggio del Presidente Nazionale
dello stesso, Generale Magnani, presente anche il Presidente della omologa
Istituzione austriaca.
MONTE PIANA 21 Luglio
2016
Inquadramento
storico ed immagini
Questo monte è stato battezzato a ragione dagli italiani “Monte Pianto”. Tanto sangue è già costato e tanto ne costerà ancora a noi e agli italiani che non so proprio se il suo possesso possa giustificare un così grande sacrificio per noi e per loro. Quanti morti sono qui sepolti ! Quanti morti davanti alle trincee ! Se questo sia necessario davvero non lo so; so soltanto che questo vogliono coloro che stanno nelle retrovie, con i loro ordini perentori. Del resto tutto ciò non mi riguarda : io devo soltanto obbedire.
Ignoto Capitano austriaco
Il Monte Piana, (o monte Piano come lo ricordano le fonti austriache), è una montagna delle Dolomiti di Sesto alta 2.324 m s.l.m.. Alla sua sommità passa il confine amministrativo tra la Regione Veneto e la Regione Autonoma Trentino Alto Adige che in pratica coincide con la frontiera che nel 1753 separava la Repubblica di Venezia con l'Impero austriaco.
Ad oggi la maggior parte del monte è situata nella Provincia di Belluno.
E’ circondato da alcune delle più belle montagne delle Dolomiti, come le Tre Cime di Lavaredo, monte Cristallo, l'altopiano di Prato Piazza.
Il monte -all'interno del Parco Naturale Tre Cime tra le Tre Cime di Lavaredo ed il lago di Misurina- ha una forma squadrata e tozza che incombe a nord sulla valle della Rienza, ad ovest sulla val di Landro a sud sulla val Popena Bassa e a est sulla val Rimbianco.
La
sommità dell'acrocoro
è occupata da un pianoro allungato verso nord lungo quasi due chilometri e
largo nel punto massimo circa
Il
pianoro meridionale è globalmente più ampio e più comodamente accessibile di
quello settentrionale; questo culmina a 2.324 m in un cucuzzolo situato
nei pressi della Piramide Carducci, singolare monumento dedicato al poeta
compositore dell'Ode al Cadore distrutto durante la guerra e ricostruito nel
1923. Il pianoro settentrionale è a
picco sul lago di Landro.
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Il monte Piana fu teatro durante la prima guerra mondiale di uno scontro durato oltre due anni tra l'esercito italiano e l'esercito austro-ungarico.
Durante la guerra, per distinguerli, i due
pianori erano rispettivamente chiamati "monte Piana" e Monte Piano
Il Monte
Piana è il paradigma dell'assurdità della guerra condotta tra le montagne
(esempio unico di guerra in alta quota, GUERRA BIANCA, dove il più terribile
avversario erano le condizioni climatiche).
E, a maggior ragione, il paradigma dell'inutilità stessa di quel modo di
condurre la guerra visto che nessun risultato pratico fu ottenuto da entrambe le parti in due anni di continui scontri e terribili sacrifici.
Alla dichiarazione di guerra dell'Italia
all'Austria-Ungheria il 24 maggio 1915, al monte Piana e nelle sue valli furono
mandati sette battaglioni dei trentacinque di stanza tra San Candido e lo Stelvio. ( Il monte Piana rientrava nel settore
operativo della IV Armata comandata dal tenente
generale Luigi Nava) .
Il 24 maggio il Piana fu occupato da due
plotoni di alpini
della 96ª compagnia, battaglione Pieve di Cadore, del 7º reggimento. Altri alpini della 67ª
compagnia intorno alle 08:30 vennero colpiti da una scarica d'artiglieria
mentre stavano lavorando sulla strada da Misurina per monte Piana; furono i
primi caduti italiani su una montagna che in meno di due anni fece circa 14.000
vittime da entrambi gli schieramenti
Nella notte tra il 6 e il 7 giugno 1915 ,
lungo un ripido sentiero che saliva al Monte dal sottostante lago di Landro, salirono
gli austriaci per il loro primo vero attacco alle postazioni italiane del
Pianoro sud.
Così
Antonio Berti descrive nel suo “Guerra in Ampezzo e Cadore” le fasi cruciali di
questo primo scontro, che determinerà la storia di due anni:
(…) Gli attaccanti salgono uno dietro l’altro
favoriti, oltre che dal buio, da una pioggia fine e dalle brume che precedono
l’alba. Si avvicinano con le scarpe fasciate di tela, nel più assoluto
silenzio; giunti sull’orlo del tavolato, ancora coperto di neve, si distendono
e innestano le baionette. Le loro sagome si profilano d’improvviso agli
italiani, vicinissime, e quasi nello stesso istante crepita la loro
mitragliatrice. All’allarme subitaneo il grosso del presidio italiano accorre
quanto più presto può, mentre gli avamposti fronteggiano sul posto e
trattengono gli assalitori. I tenenti fratelli De Pluri e il tenente De Toni
accorrono con i loro plotoni verso la Piramide Carducci, maggiormente
minacciata. Il tenente Giuseppe De Pluri, resistendo al dolore di una gamba
ferita, punta alla testa del suo plotone sulla Piramide Carducci e si avventa
alla baionetta sul nemico. Colpito da una pallottola di mitragliatrice si
abbatte, ferito a morte, alla base della Piramide. Cadono con lui nella mischia
22 dei suoi alpini. I superstiti del plotone De Pluri, impossibilitati a
ritirarsi verso il ciglio sud-est dal tiro della batteria dell’Alpe di Specie,
premuti dagli austriaci verso il ciglione meridionale del monte, dove il
pianoro si rompe in profondi dirupi, sfuggono pericolosamente in valle quei
dirupi. Di laggiù aggirano il monte e rapidamente risalgono a ricongiungersi
con i compagni che continuano a combattere sul pianoro. Cadono 18 austriaci ;
il numero dei caduti italiani è molto superiore : circa 100 alpini tra morti,
feriti e dispersi.
La sorpresa riuscì in pieno e gli italiani
furono sospinti fin quasi al bordo meridionale dell’acrocoro.
Quando la nebbia si diradò, alle prime
luci del giorno l’artiglieria italiana iniziò a bombardare tutta la sommità e
gli austriaci iniziarono lentamente a ritirarsi fino ad assestarsi sulla parte
settentrionale, iniziando a fortificarla.
Dopo questo primo attacco e nonostante
altri attacchi di una certa rilevanza le posizioni si consolidarono in una
spaventosa guerra di posizione che fu il frutto di due iniziali errori di
scelte strategiche.
Gli Italiani avevano rinunciato a presidiare
immediatamente ed in forze l’intero tavolato, peraltro essenziale per dominare
il passaggio fra il Cadore e la Val Pusteria consentendo agli Austriaci di
portare ad effetto quella prima sorpresa e di consolidarsi sulla parte settentrionale.
Gli Austriaci, dopo quella prima
sorpresa, si limitarono invece a ripiegare ritenendo di non poter controllare
l’intera vetta nelle sue due parti e non riuscirono più a riconquistare la
parte meridionale.
I
due anni di guerra sul monte Piana portarono quindi sostanzialmente ad un nulla
di fatto: per due lunghi anni i due eserciti si combatterono su un fazzoletto
di terra, senza mai riuscire a sovvertire le forze nemiche.
Si
calcola che i Caduti delle due parti assommarono ad oltre 14.000 uomini ed a
questi Caduti il Gruppo aveva inteso rendere omaggio, senza distinzioni di
parte, partecipando alla commemorazione che viene organizzata dalle Sezioni ANA
di Cadore e Padova intorno alla seconda domenica di ogni anno, in memoria del
Maggiore Angelo Bosi, al cui nome il rifugio di Monte Piana è dedicato.
LA FASE PREPARATORIA , maggio 2016
Galleria fotografica
Un momento della conferenza. Dialogano il Generale Coltrinari ed il M.llo Domenico Calafiore, Alfiere del Gruppo Storico
L’OCARINA di Giacomo Bagnari
La forza miracolosa della
musica ha il grandissimo potere di perdurare nel tempo, di superare i confini
dello spazio ed arrivare ovunque. Questo accadde anche durante la Grande Guerra
sul Fronte italiano del Carso dove un’ocarina, lo strumento musicale che
accompagnò il lavoro degli scariolanti della bassa ravennate, veniva suonato da
un soldato romagnolo in trincea, in modo così struggente da strappare gli
applausi anche dei soldati nemici. Quel
soldato si chiamava Giacomo Bagnari ed era nato nel Lughese nel 1898, restando
poi sotto le armi dal 1917. A Michele
Carnevali, musicista dell’Associazione Arma Aeronautica di Lugo ed insegnante
di musica in pensione, va il merito di aver custodito il prezioso strumento di
terracotta, uscito dalla bottega di Giuseppe Donati di Budrio, e di riuscire a
farne uscire melodie sfidando il tempo. “Si tratta -spiegò Michele Carnevali,
“scovato” da ARIES ed invitato alla conferenza preparatoria- di uno strumento
storico che io ricevetti in dono dal figlio di Bagnari, oggi scomparso, che
desiderava che l’ocarina di suo padre continuasse a suonare perpetuando il
ricordo del padre e delle melodie militari della prima guerra mondiale”.
SI VA PER MONTE PIANA
IMMAGINI DELLA CERIMONIA
Vista del Monte Piana e del Rifugio BOSI
LA CHIESETTA dedicata ai Caduti
I Labari ed i Gagliardetti dei quasi 40 Gruppi ANA intervenuti si schierano ai lati della scalinata di accesso alla Chiesetta
Il Labaro del NASTRO AZZURRO di Rimini sale lentamente per quella sacra scalinata
Al fianco di tutte le rappresentanze ANA e del Labaro del Nastro Azzurro della Federazione riminese rendono omaggio ai Caduti il Presidente della Croce Nera Austriaca Peter Reisen e Wolfgang Hess, appositamente venuto dalla Germania
Chiusura della cerimonia. Foto del Gruppo
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